Sarà che siamo mohicani, sarà che ci parte la nostalgia canaglia, sarà che ci piace andare in direzione ostinata e contraria ma all'abusata parola resilienza preferiamo di gran lunga la Resistenza. E ora vi raccontiamo la piccola storia di un piccolo circolo che, tra mille difficoltà, ha relegato il “morbo che tutti ci appesta” in un angolo remoto (di piazzale Loreto!) e ha deciso di continuare le sue attività, con ostinata Resistenza!
Come saprete la costellazione dei circoli di Arci è assai variegata. Noi per comodità li abbiamo incasellati nei nostri archivi in macrocategorie: Circoli “giovanili”(che vuol dire tutto e niente...ma ci siamo capiti...); circoli ricreativi, ovvero circoli dove la formazione e la cultura si sposano con l'insopprimibile voglia di stare assieme, circoli che fondono il tutto in un unico stimolante calderone culturale. Ma nelle varie “etichettature” non manca mai la parola “tradizionale”. Cos'è un circolo tradizionale? Un circolo di “anziani”? Un circolo che appena entrati ci fa pensare alle care e vecchie case del popolo? Un circolo dove parlare di politica, scannarsi litigando per la politica, bere un bianchino e seguire un corso di qualsivoglia cosa? Si un circolo tradizionale è tutto questo con l'aggiunta di mutualismo, saggezza e, in questo caso, lungimiranza.
In questo anno primo dell'era covid, soffocante per tutte le attività, il terzo settore, i nostri circoli, il nostro stare insieme è stato dimenticato. Relegato in un angolo e, a memoria, in nessun DPCM minimamente citato o preso in considerazione. E così è stato congelato, come tutto il mondo della cultura e dello spettacolo (che si sa, in Italia con la cultura non si mangia, Tremonti docet), in una bolla, rimandato a tempi migliori e più propizi. In ogni caso, messo dopo la risoluzione delle cose più importanti, più decisive, come ad esempio l’affaire Sanremo.
E così, citando il compagno Ivan Della Mea, “negli anni settanta andavo (andavamo) in giro gridando Pagherete tutto, pagherete caro!" Da allora non ho fatto che pagare. Tutto e caro. Ed è proprio così. I circoli stanno pagando (purtroppo non solo in senso letterale) questo vuoto decisionale, questa mancanza di sensibilità e di vedute che troppo spesso traspare nell'attuale classe politica.
Ma in questo silenzio, in questo sottovuoto virale, ecco che un piccolo circolo – appunto tradizionale – si reinventa, trova una nuova – per il circolo ca va sans dire – modalità di stare assieme, di animarsi e resistere. I diversamente giovani del circolo “Arci Allegri” (nomen omen) si ritrovano sulla piattaforma zoom. Si divertono, giocano, si raccontano. Ci scrive la compagna Vita, segretaria del circolo: “l'associazione è stata per tutto il 2020 ed è tutt'ora inattiva a causa Covid 19, ad eccezione di una serie di incontri serali, una volta la settimana, su piattaforma Zoom. Durante questi incontri, leggiamo opere letterarie, giochiamo a tombola, leggiamo parti della nostra commedia "Le fragole di Ludovico il Moro" in preparazione per il futuro, raccontiamo aneddoti dei nostri primi vent'anni, e ovviamente commentiamo i vari eventi politici oppure ci teniamo compagnia rallegrandoci con giochi di società”.
Quando al comitato riceviamo lettere come questa ci ricompare il sorriso. E ci viene l'insopprimibile voglia di assistere, quando tutto sarà finito, allo spettacolo su Ludovico il Moro del circolo Arci Allegri. E agli altri mille spettacoli che il meraviglioso, frastagliato, caparbio mondo dei circoli in questi mesi difficili, sta mettendo in cantiere...
Stay tuned!
Edoardo Madonini e Graziano Fortunato