
La Corte di Appello di Milano ci ha condannato a pagare complessivamente circa 250mila Euro al comune di Sesto San Giovanni per un contenzioso sulle utenze elettriche utilizzate negli anni dal 2010 al 2017 presso l’area “Carroponte”.
Secondo il Sindaco di Sesto, Roberto Di Stefano, «La vittoria su Arci, pone la parola fine a questa vicenda. Una sonora sconfitta verso chi ha tentato pretestuosamente di sottrarsi in tutti i modi all’adempimento dei propri obblighi economici verso il Comune».
«Sono presidente di Arci Milano dal 2019 – ribatte Maso Notarianni – e mai ho voluto sottrarre l’associazione al corretto pagamento dei suoi debiti. Anzi: il primo impegno del nuovo gruppo dirigente è stato proprio quello di pagare i debiti e risanare l’Associazione. Il punto è che vorremmo pagare il giusto. Abbiamo peraltro già anticipato 70 mila euro al Comune di Sesto, e siamo ricorsi in appello solo per sanare un’ingiustizia certificata dai conti e dalle bollette della luce che sono state emesse. In una situazione di oggettiva incertezza perché i contatori erano intestati al Comune e calcolavano anche utenze del tutto estranee all’area “Carroponte”, i conti accertati che abbiamo fatto insieme ai tecnici e agli avvocati dicono che complessivamente in quegli anni possiamo al massimo aver consumato luce per circa 113mila euro e per i quali avevamo già dato la disponibilità a versarli alla controparte ben prima della sentenza».
«Fa specie – conclude Notarianni – che un pubblico amministratore, sulla base di un accordo transattivo francamente traballante – che, ahinoi, è stato purtuttavia a suo tempo (mal)firmato- decida di chiedere ben più del dovuto a una associazione non profit che da sempre collabora con tutte le istituzioni e gli enti locali (indipendentemente dal colore politico) per migliorare la qualità della vita delle persone, qualità della vita che dovrebbe essere la priorità per chi il pubblico amministra.
Per sanare questa ingiustizia, per questi motivi, e per tutelare la vita di Arci Milano siamo disposti ad andare fino al giudizio di Cassazione».